Il Milan mette la prima pietra'
Nell'andata della semifinale di Champions i rossoneri si impongono 2-0 sul Psv: a segno Shevchenko al 42' p.t. e Tomasson al 45' s.t. Doppio assist di Kakà MILANO, 26 aprile 2005 – Due a zero. Basterà al Milan fra una settimana per attraversare il Bosforo e giocarsi la finalissima di Istanbul? Osso duro il Psv Eindhoven, tutto tranne che un uccellino fuor di gabbia. Il Milan gioca un gran primo tempo, ma concretizza solo grazie ai suoi uomini più in forma: Shevchenko servito da Kakà. Nella ripresa soffre a dismisura, subendo l’aggressività degli olandesi che in gol non vanno per dabbenaggine. Merito di un allenatore esperto e marpione, Hiddink, un vero lupo di mare. Che non fa però i conti con Jon Dahl Tomasson che fissa il risultato. Si sapeva, Guus Hiddink è come Carlo Ancelotti. Non solo fisicamente. Al pari del tecnico del Milan snobba le pretattiche e conferma quanto fatto trapelare alla vigilia: solido 3-4-3, schema accorto e molto italiano del più olandese modulo e gioco rossonero.
Le squadre di Hiddink, si racconta in giro, sono da prendere con le molle, invece l’undici di Milano parte in pressing, con il furore dentro, tanto che già al 2’ Sheva ha la palla-gol, ma Gomes si ritrova la sfera fra le mani. Bastano sette minuti a Hiddink per scuotere la testa suggerendo ai suoi di chiudere, di non concedere spazi. Ma serve a poco. Il Milan è capace, nello spazio di 40 secondi di divorare tre occasioni, con tanto di salvataggio sulla linea del sudcoreano Lee (Young-Pyo). Davanti all’assalto, il Psv si dimostra un buon incassatore. Non perde la testa e si ricompone facendo capire che nel contropiede sa essere micidiale. Accade al 12’ con un rasoterra di Farfan che Dida deve parare in due tempi, e al 15’, quando van Bommel pesca magistralmente ancora Farfan che conclude debolmente.
Ora è Ancelotti ad alzare la voce; non gli piace, e ha ragione, la mancanza di copertura sulle ripartenze olandesi, gestite sempre da van Bommmel e lo scatenato Park (Ji-Sung), quest’ultimo furetto veloce e aggressivo. Sì, il Milan fatica e l’assenza di Nesta pesa come un macigno quando Farfan abbassa la testa e carica centralmente. E allora Kakà si rimbocca le maniche e produce per tre cercando di riordinare le idee e all’occorrenza dare manforte a centrocampo, dove il Psv pressa bene, con marcature asfissianti; anche perché Pirlo non è al meglio e Gattuso si moltiplica in fase di interdizione. E’ il talento brasiliano ad illuminare il gioco; è lui che sfiora due volte la rete, negata da Gomes. E’ lui che verticalizza splendidamente per Shevchenko; l’ucraino metabolizza, schizza al limite e infila in uscita Gomes. Questo sì che è dialogare.
Ora l’obiettivo è di non subire. Sarebbe bello entrare nella testa di Hiddink; capire quali mosse ha in serbo per la ripresa. La prima è un difensore per un difensore, Lucius al posto di Bouma, mentre Cocu arretra davanti a Gomes: serve esperienza. Spinge il Psv, gioco totale, baricentro più avanzato ed è vicino al pareggio, al 3’, con un rasoterra di Lee sul primo palo che Dida para in due tempi. Sono momenti duri; la difesa del Milan è sottoposta a un batti e ribatti rabbioso. Logico trend di chi ha solo da perderci. I rossoneri vanno così di rimessa, molto all’italiana. Crespo la fa grossa impappinandosi inspiegabilmente davanti a Gomes. Impari da Sheva che al 13’ con un pallonetto da sballo esalta Gomes. Arriva, da lì a poco, la sostituzione dell’argentino con Tomasson.
Ma rischia il Milan; Stam è un muro che non si sgretola mai, e quando non è lui il corridoio preso di mira, ci pensano gli attaccanti del Psv a mangiarsi le più ghiotte occasioni. Come Vannegoor of Hesselink appena subentrato allo statunitense Beasley. Ancelotti non sbaglia a sostituire uno stanchissimo Pirlo per Ambrosini, uomo di spessore quando c’è da fare filtro. Per poi spedire il macchinoso Seedorf negli spogliatoi per Serginho. Il Milan ha la capacità di mantenere lucidità in difesa, mentre l’acido lattico annebbia gli attaccanti orange. Ma il Milan è il Milan, tecnica e cuore. Anche lacrime, quelle di Tomasson che rassicura gli animi, trasformando nel 2-0 finale una conclusione-assist di Kakà proprio allo scadere.